Storia della Biblioteca

Nel 1575 il presbitero Filippo Neri istituì, presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, la Congregazione dell’Oratorio, riconosciuta ufficialmente nel 1575 da papa Gregorio XIII con la bolla Copiosus in misericordia. Fin da subito provvide alla creazione della Biblioteca ancora oggi nota come Biblioteca Vallicelliana.
La biblioteca non era una semplice biblioteca storica e di conservazione, ma aveva il compito di promuovere e diffondere la cultura ecclesiastica e la vita letteraria e scientifica della Congregazione, affinché i suoi seguaci potessero disporre di strumenti culturali utili per lo svolgimento della loro missione religiosa.

Nell’ambito del progetto di diffusione dei principi della Congregazione, giunsero nel 1586 a Napoli gli oratoriani Talpa, Ancina, Borla e Tarugi. I padri fondarono la casa napoletana dei padri Filippini e si dedicarono alla formazione di una seconda Biblioteca, nota come Biblioteca dei Girolamini per la provenienza dei suoi fondatori dalla Chiesa di San Girolamo della Carità di Roma.

Grazie alle particolari norme che regolavano l’ordine, come la mancanza del voto di povertà, i padri filippini ebbero piena autonomia dei propri beni e acquisirono, a proprie spese, il materiale librario. Iniziò così un graduale processo di arricchimento librario della nuova “libreria comune e pubblica”.

Il fatto che la Biblioteca fosse pubblica diede vita a intensi rapporti culturali tra intellettuali laici e Filippini, evidenziando sempre più la straordinaria apertura della Congregazione rispetto alla chiusura del periodo della Contro-riforma.

Nel 1866, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi e all’incameramento dei beni ecclesiastici, la Biblioteca fu trasformata in Biblioteca di diritto pubblico.