Storia del Codice Filippino

Sul Codice Filippino non si hanno notizie certe sulla datazione, sul luogo, sul copista o sul postillatore. L’unica informazione certa è la presenza dello stemma della famiglia Poderico (o Pulderico), di Napoli, uno scudo gentilizio con mezzaluna in campo azzurro con sei fasce colorate in oro e rosso.

Alcuni studiosi ipotizzano che il codice fu trascritto e annotato da un membro della famiglia, Lorenzo Poderico, uomo di grande cultura, canonico e rettore dello Studio Napoletano. Lorenzo Poderico morì nel 1358, come attesterebbe, secondo Enrico Mandarini, una lapide conservata presso il Seminario Arcivescovile di Napoli. Si ipotizza, pertanto, che fu il primo possessore del codice e presumibilmente anche il postillatore. La famiglia Poderico del Sedile di Montagna di Napoli si estinse intorno al XVI secolo.

La prima notizia del codice si trova nell’elogio funebre letto da Apostolo Zeno a Giuseppe Valletta nel 1715. Il codice non compare nel Catalogo antico della Biblioteca dei Girolamini, compilato dal Basilicapetri (1668-1677), mentre è descritto in quello redatto sotto la supervisione del Vico nel 1726 (che include sia il fondo Valletta che quello primitivo dei padri oratoriani).

Dante, Divina Commedia, Inferno, canto I, vv. 1-3 (ms. CF 2.16, c. 1r, cd. Codice Filippino. Iniziale miniata che raffigura Dante nel suo studio e, nel margine inferiore, lo stemma della famiglia Poderico, tra i primi possessori del manoscritto. Miniature di scuola napoletana con glosse, sec. XIV.